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Se Arlecchino riparava gli strappi del suo vestito con toppe multicolori, nella nuova riforma sanitaria – a opera dell’assessore Maria Sandra Telesca – che veste il Friuli Venezia Giulia, buchi e strappi vengono ricoperti con medaglie, tant’è che sui giornali ogni giorno c’è almeno “un’onorificenza al merito”.
Dopo i tagli per la riordino dei costi, dopo le incorporazioni per l’ottimizzazione dei servizi, dopo i troppi proclami che tutto andrà ancor meglio, quello che galleggia sulla pelle dei pazienti è solo il disagio prodotto da questa troppa bontà.
Ora, tanto per confermare la tendenza, spunta anche il “questionario valutativo” su come i pazienti siano stati assistiti e curati nelle strutture sanitarie.
Un “test” che dovrebbe migliorare ulteriormente la qualità del servizio offerto ovvero un nuovo auto-encomio per coprire il salasso che la riforma ha prodotto, sia in termini operativi che assistenziali.
Meglio tardi che mai, vien da dire, dato che in altri Stati viene applicato già da decenni ma è qui che l’assessore supera se stessa.
Infatti non sarà un semplice foglio da compilare e imbucare al momento delle dimissioni dall’ospedale bensì verrà “somministrato” al telefono agli utenti ospedalieri dopo la dimissione, quindi chiamandoli a casa.
Ma possiamo star tranquilli: “i dati verranno raccolti telefonicamente – caso per caso quindi – e verranno trattati in forma anonima”, afferma l’assessore.
L’origine però rimarrà strettamente nominativa e, seppur nella tutela della privacy, il responso raccolto sarà comunque non del tutto libero.
Se prima di tagliare con l’accetta, si fosse definito meglio cosa e come, forse il fiero annuncio di un “potenziamento” delle ambulanze non ci sarebbe potuto essere.
Anche sul loro uso sarebbe da porre un accento dato che spesso ne arrivano due per lo stesso intervento: la prima porta solo infermieri (forse per verificare la gravità), il medico arriva sulla seconda.
Sembra quasi che siamo incapaci – con tutti i mezzi che ci sono oggi – di accompagnare qualcuno all’ospedale più vicino, chiamando inutilmente l’ambulanza.
Eppure qualche giorno fa ero a Tolmezzo nell’ambulatorio di cardiologia e cosa leggo sul monitor? L’esortazione a chiamare il 118 in caso di emergenza, suggerendolo anche a parenti ed amici, senza preoccuparci di “disturbare” chiamando il pronto intervento.
Questo perché il 118 manderà l’ambulanza con un infermiere qualificato che, in caso d’infarto, può salvarci la vita.
Ma – prima – in caso di sintomi d’infarto mandavano l’unità coronarica con un medico specialista a bordo!
Proprio come prima c’erano i dispensari e funzionavano a meraviglia.
Anche questi sono stati chiusi, proprio ora che la TBC sta avendo una recrudescenza per via delle migrazioni dai luoghi dove non è stata debellata.
Certo – cari amministratori – per aver una medaglia al merito bisogna guadagnarsela sul campo, invece per avere il merito di una medaglia basta tagliare le vene alla sanità.
Fausta Grattoni