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Riflessioni sul ddl regionale 59 (riforma sanitaria)

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La riforma della sanità, prevista dal disegno di legge regionale n. 59, appare confusa e densa di criticità. Insensibile alle vere esigenze e problematiche dei cittadini, pare limitarsi a spostare le pedine di un gioco che nessun cambiamento sostanziale porterà, né tantomeno risparmi sulla spesa, come accaduto per le precedenti riforme, a loro volta formulate con l’intento di rendere più efficienti i servizi e contemporaneamente diminuire le spese sanitarie. I cittadini, infatti, continuano a lamentare disservizi e le spese sanitarie ad aumentare.

La riconversione di alcune strutture e l’accorpamento di alcune aziende fanno subito pensare a un aumento di disagi, soprattutto per gli anziani, i disabili e i cittadini che vivono in piccoli paesi, specialmente se indigenti e sprovvisti di mezzi di trasporto personale per raggiungere le strutture di riferimento.
L’impressione è che questa riforma tenda soprattutto a dimostrare che il governo regionale, emulando l’inconcludente attivismo governativo, stia facendo qualcosa, sì, ma qualcosa di cui il cittadino non avverte alcun bisogno, se non quello di migliorare l’esistente.
Manca totalmente una visione lungimirante e la constatazione che l’insorgenza e cronicità di molte malattie è, nella maggior parte dei casi, conseguenza di stili di vita errati o dovute agli effetti della crisi economica, che affligge soprattutto i ceti più deboli e porta le persone prive di risorse a trascurare se stesse o a darsi all’alcol, al gioco d’azzardo o ad altre dipendenze, per le quali la riforma non prevede, peraltro, uno specifico dipartimento.

Il M5S punta principalmente a insinuare nella politica del governo regionale un diverso concetto di prevenzione, fondato non sugli screening di massa, bensì su quei fattori individuali e ambientali che possono garantire un maggior livello di salute ed evitare, quindi, l’insorgenza di malattie, e conseguentemente l’aumento di costose spese sanitarie [da Vocabolario Treccani: Prevenzione –“Adozione di una serie di provvedimenti per cautelarsi da un male futuro, e quindi l’azione o il complesso di azioni intese a raggiungere questo scopo. Generic., ogni attività diretta a impedire pericoli e mali sociali di varia natura (in medicina, è sinonimo meno specifico di profilassi)”].
Gli screening di massa, pubblicizzati come prevenzione, sono in realtà metodi di diagnosi precoce, non esenti dai rischi di eventuali sovradiagnosi, che possono classificare come pericolose situazioni che spesso non lo sono, inducendo nelle persone stati d’ansia e costringendole a ripetuti e costosi accertamenti nel tempo, quando non ad iniziare terapie farmacologiche spesso inutili e con inevitabili effetti collaterali.

Il M5S immagina una riforma sanitaria fondata su una visione politica e culturale più ampia, che ponga al centro la persona, investa in una prevenzione che diffonda la cultura della salute e induca la capacità di prendersi cura di sé, portando il cittadino a migliorare o cambiare radicalmente le proprie abitudini di vita, a riconsiderare l’importanza di preservare il più possibile l’ambiente dalle varie fonti d’inquinamento, a privilegiare la qualità della propria alimentazione quotidiana e l‘attività fisica.
Molte malattie, insorte in modo acuto, si trasformano in patologie croniche, con costi insostenibili per la collettività, proprio a causa della disinformazione o di una falsa informazione, che non tiene conto delle molteplici possibilità di cure scientificamente dimostrate, prive di effetti collaterali e assai meno costose di molte altre inutili terapie farmacologiche, stabilite dai protocolli standard della medicina occidentale. Lo scopo di quest’ultima, infatti, è volto soprattutto a colpire la malattia, indipendentemente dalla causa che l’ha prodotta, ignorando completamente la persona, vista più come elemento statistico che come essere umano nella sua irripetibile complessità psicofisica.

Il M5S, sensibile alle istanze che provengono dai cittadini, non può sottovalutare la forte richiesta di molta parte di essi di veder garantita la libertà di scegliere cure diverse da quelle ufficiali, senza dover incorrere in atti di terrorismo psicologico, spesso finalizzato a tutelare il bilancio delle aziende sanitarie e farmaceutiche, specialmente in campo oncologico, i cui discussi trattamenti chemioterapici, molto costosi ed invalidanti, sono, fra l’altro, lasciati molto spesso senza adeguata assistenza. Un governo regionale che rispettasse i diritti dei cittadini dovrebbe, perciò, includere nella propria offerta sanitaria anche la possibilità di accedere a cure di medicina complementare, cioè a quella branca della medicina, fondata su evidenze scientifiche internazionali, che, integrando i vari saperi, fa riferimento alla complessità dei sistemi organici e si orienta verso il potenziamento delle innate capacità di difesa e autoguarigione proprie di ciascun individuo.

 

One response to “ Riflessioni sul ddl regionale 59 (riforma sanitaria) ”

  1. Anna Maria scrive:

    Da: dott. Stefano Clauti:

    “L’approccio alla malattia attualmente si basa quasi esclusivamente su un trattamento farmacologico e molto spesso il paziente stesso è convinto che questa sia l’unica strada percorribile. La terapia farmacologica, in realtà, è solo la parte finale di un processo diagnostico, tra l’altro attuato sempre più attraverso l’uso di macchinari e sempre meno tramite un contatto diretto ed empatico tra medico e paziente. In realtà il benessere e la qualità della vita dipendono da molti fattori e una medicina di qualità non necessariamente dev’essere legata a una terapia farmacologica.
    Propongo quindi:

    1) una più completa formazione del personale sanitario in modo che sia in grado di comunicare ed educare la popolazione ad un corretto stile di vita (alimentazione, attività fisica, ecc.) e in grado di informare i cittadini circa la possibilità di usare terapie integrate che, anche per il loro basso costo, rientrano in un programma finalizzato a migliorare la qualità della vita;

    2) la valorizzazione delle numerose associazioni di volontariato professionale, che possono intervenire operando nell’ottica di cui sopra.
    Dott. Stefano Clauti

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