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COMUNICATO 36/2018 del 29.09.2018 – SE MAGARI SI RISPONDESSE PANE AL PANE E VINO AL VINO….(Mie risposte in vece di Patuanelli su flop in FVG…..

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Senatore Patuanelli,

sentirla parlare, nei suo interventi, mi perdoni, ma mi da l’idea di un bambino che recita la poesia di Natale.
Parla per slogan preconfezionati, a mio avviso preparati a tavolino dal ben pagato Casalino, e imparati a memoria.
E, attenzione, che se le scappa di improvvisare qualche sillaba, rischia grosso!
Questo è il mio modestissimo parere.

Come sempre, se vuole confutare le mie tesi, venga a Udine e si renda disponibile a una conferenza e a un fuoco di fila da parte dei pochi attivisti rimasti che abbiano un minimo di coraggio. Aperta ai giornalisti.
Posso bastare anche io, cmq.

E, parimenti, mi porti quella liberatoria che sto aspettando da tempo…

Qualche tempo fa, Lei fu intervistato, e le furono poste delle domande, molto probabilmente preconfezionate, alle quali Lei rispose.
Vorrei dare anche io le mie risposte alle stesse domande.
Vediamo la differenza!

Procedo: da MV 08.09.18 TESTO: L’INTERVISTA di Mattia Pertoldi / UDINE

Un occhio a Roma dove il Governo «non si fa dettare l’agenda» da Matteo Salvini e uno al Fvg terra in cui «guardiamo avanti dopo i risultati certo non soddisfacenti delle ultime Regionali». Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s al Senato e principale esponente grillino della Regione, analizza lo stato dell’arte del movimento a una manciata di giorni dal ritrovo di domani a Porcia in cui i pentastellati ritornano a tessere la loro tela politica dopo la delusione delle elezioni del 29 aprile.

1) Mattia Pertoldi: Senatore, le Regionali non sono state, certamente, un appuntamento denso di gloria, per voi. Da cosa ricomincia, quindi, il M5s in Fvg?

Stefano Patuanelli: «I risultati non ci hanno soddisfatto, è inutile negarlo. Ma da quei numeri ripartiamo. Abbiamo eletto quattro consiglieri, di cui tre hanno già una legislatura alle spalle, che stanno lavorando bene e potranno rappresentare la stella polare del M5s, da qui ai prossimi anni, in Regione».

Claudia Gallanda: «Abbiamo fatto degli errori importanti, non ascoltando, per anni, le proposte organizzative e le richieste di supporto incondizionato di chi stava lavorando sul territorio e non mettendo in pratica, nella selezione dei candidati, criteri meritocratici che avrebbero premiato i pochi -non più di una dozzina- che, per anni, in modo continuativo, hanno lavorato sul territorio in modo onesto e leale.
Il sistema anarchico del M5s dove chi lavora sottobanco e non in maniera trasparente la ha sempre vinta, evidentemente non ha funzionato, ha manifestato tutta la sua inadeguatezza. Riterrei assolutamente indispensabile partire da qui».

2) Mattia Pertoldi: A cosa sono dovuti i problemi in Fvg dei grillini? Al di là di alcune ingenuità come, ad esempio, presentare lo stesso simbolo sia per il candidato presidente sia per la lista a esso correlata…

Stefano Patuanelli: «Rispetto al simbolo permettetemi di dissentire. Non c’è stata alcuna ingenuità, bensì una scelta ben precisa. Già nel 2013 ne discussi con Gianroberto (Casaleggio ndr), spiegandogli la legge elettorale in vigore in Fvg. E lui rispose, convincendomi, che l’identità del M5s conta più dei singoli risultati elettorali».

Claudia Gallanda: «I problemi sono assolutamente strutturali.
Siamo un gigante con i piedi di argilla. La gente si avvicina sotto elezioni e poi se ne va ed è consuetudine accogliere tutti, anche se, ovviamente, permane il pericolo infiltrati. Che, poi, a festa finita, se ne vanno dopo aver compiuto l’opera distruttiva e chi si è visto si è visto.
Questo sistema abbiamo visto che non funziona.
Bisogna tornare alla “cara vecchia gavetta”, dove si comincia a fare un buon lavoro come attivisti ai banchetti, si prosegue, motivati, a fare una lista alle amministrative mettendo dentro persone preparate e motivate e non buttando dentro di tutto all’ultimo momento, non avendo nemmeno il coraggio di fare un confronto pubblico che non sia lo sciorinamento dei nomi e della professione, assolutamente inadeguato se finalizzato ad una valutazione oggettiva dei candidati.
Dopo, e solo dopo, chi ha lavorato bene potrà passare ai livelli superiori, e solo a seguito di una valutazione OGGETTIVA E PUBBLICA, rendendo conto agli elettori e motivando adeguatamente le scelte fatte.
In difetto di ciò, ci si può sempre trovare con qualche deputato/a che affermi che non ha firmato un documento e che non ne conosce nemmeno il testo -che invece agli atti risulta siglato- salvo poi dover ammettere che la sua firma esiste. Figure “barbine” che un movimento serio non dovrebbe avallare. In alcun modo».


3) Mattia Pertoldi: Va bene, ma allora come si spiega che in tutti questi anni non abbiate conquistato nemmeno un Comune?

Stefano Patuanelli: «Prima di tutto questo problema, oggettivo, è comune a tante regioni e non vale soltanto per il Fvg. La realtà è che più un’elezione è vicina al cittadino, più conta la riconoscibilità del candidato. Da una parte, noi, scontiamo il fatto di presentarci da soli, con un’unica lista, contro potenziali sindaci, o presidenti, che si fanno affiancare da dozzine di liste e centinaia di candidati. Dall’altra, poi, paghiamo il fatto di non avere una classe dirigente molto riconosciuta. Un gap che sconteremo sempre considerato il vincolo dei due mandati massimi inserito in statuto. Può piacere o meno, ma il M5s funziona così».

Claudia Gallanda: «Con i presupposti appena elencati, è ovvio che sia così. Facciamo l’esempio di Udine. C’erano 5 consiglieri, che non sono stati aiutati dalle base più di tanto, anzi.
Sono state fatte da alcuni consiglieri/attivisti moltissime segnalazioni, argomentando dettagliatamente situazioni incresciose ai vertici del Movimento per e-mail.
Addirittura un paio di persone, di notte, guidarono per portare, prima delle elezioni regionali del 2013, un documento alla Casaleggio Associati con le firme di circa 200 attivisti. Vennero ricevuti dopo ore e, a loro richiesta, venne negata la quietanza che certificava la consegna.
A nessuna segnalazione è stata poi data risposta soddisfacente, come pure ad alcune esclusioni dalle liste, nessuna motivazione.
Con questi presupposti, gente valida che si metta in gioco se ne trova sempre meno.
E, dopo epurazioni strumentali, si butta dentro quello che si trova all’ultimo minuto.
Ci potevano essere persone valide, ma sarebbero stati dei concorrenti per altri, ed erano menti pensanti, quindi, meglio toglierseli dai piedi.
Se poi se ne vanno da soli, meglio ancora, no?».

Ai posteri…

Claudia Gallanda
già Consigliere comunale di Udine
2013-2018

Udine, 29.09.2018.

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