novità da "udine-friuli a 5 stelle"


Claudia Gallanda – Consiglio Comunale del 07 marzo 2014

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Ci sono due aspetti che occorre prendere in seria considerazione quando si vuole gestire un servizio pubblico.
Questi due aspetti sono quello politico-sociale e quello economico.
Un servizio pubblico nasce principalmente dall’esigenza dei cittadini della comunità di affluire a qualcosa che venga gestito, nell’eguaglianza dei diritti, da un governo che, nel suo avvicendamento politico, non ne stravolga i principi.
Questo è il concetto politico-sociale che dovrebbe avere il maggior peso sulle azioni da prendere per il benessere della collettività.
Anche il fattore economico, che deriva dalla fornitura del servizio, dovrebbe volgere l’attenzione al benessere della cittadinanza, senza cedere a mere politiche di cassa.
Evitando quindi che “far cassa” spinga a tralasciare la filosofia sociale alla base del servizio per favorire l’individualismo del profitto economico, profitto che non ricadrà sui cittadini se non in minima parte.
Nel dibattito attuale sul futuro di Amga – che, ricordiamo, fornisce il gas alla città di Udine oltre che a tanti altri Comuni del Friuli – si è sentito affermare solo di un’opportunità esclusivamente economica, di cui l’unico beneficiario è il Comune di Udine ma non la collettività!
È però stata la collettività a dare ad Amga la fiducia e il sostentamento per crescere!
Sarebbe giusto quindi che l’intera collettività prendesse parte attiva a questa decisione invece di subire l’imposizione di una maggioranza pro-tempore intenzionata alla fusione.
Distruggendo così non solo una realtà industriale del territorio ma eludendo anche il principio fondante di un servizio collettivo a gestione locale, ragione per cui in effetti è nato.
Certo, far cassa alienando Amga libera le menti di questa maggioranza dal peso della gestione, demandando a Hera ogni onere industriale.
Ma, senza la possibilità di aver voce nell’organigramma di questa multiutility emiliana, il Comune delocalizzerà anche ogni tutela per i cittadini!

il Comune delocalizzerà anche ogni tutela per i cittadini!
Annullando così per Amga anche l’occasione di sostenere le gare da sola nonché di proseguire nella visione di un ambito unico del Friuli.
Amga, che in futuro potrebbe anche divenire una multiutility totalmente gestita in loco, con evidenti benefici per tutta la collettività.
Nell’impeto attuale di rigenerazione dei monopolii, la fava dei dividendi facili promessi da Hera è una trappola per piccioni, ovvero la stessa che in Italia ha sempre visto il benessere di pochi a fronte di pesanti disagi per la collettività.
Cosa di cui – e solo in questi ultimi anni – si possono fare diversi esempi, dalla Telecom – anche a Udine abbiamo i suoi palazzi vuoti – alle Ferrovie, dalle Poste ai nuovi monopoli bancari, all’ormai ex Fiat, che altrettanto aveva promesso di “mantenere in Italia la sede” giusto due o tre anni fa.
Ora dov’è la sede della Fiat? (che ha cambiato nome, ora è FCA). È in Olanda (la sede fiscale) e in Gran Bretagna.
Hera, nel suo piano di espansione 2013–2018 sta instaurando un nuovo monopolio, e sta inglobando realtà locali che poi, in pochi anni, è facile prevedere accentrerà nella sua sede centrale.
Sede di cui non è neppure certo che, nel tempo, rimanga in Italia.
Come proprio l’ex Fiat insegna.
Già nell’accordo-quadro Amga viene smembrata delle sue partecipate e conserverà solo la gestione delle reti.

conserverà solo la gestione delle reti!
Apparentemente, perché anche la gestione delle reti sarà comunque sotto la direzione di Acegas.
E ben poco conterà il consigliere nominato da Udine nella nuova Acegas-Aps-Amga con direzione a Trieste, perché comunque l’ultima parola in questa nuova denominazione sarà di Hera, proprio come è di Hera anhe in Acegas, dopo il suo accorpamento lo scorso anno.
(10 consigleri in Acegas – 6 nominati da Hera, due di Trieste e due di Padova)
Certo, i posti di lavoro in Reti Gas Fvg per il momento sembrano assicurati.
Se Hera vince le gare.
In caso contrario passeranno al nuovo gestore.
Ma gli amministrativi di Reti Gas avranno la stessa fortuna?
oppure – da Hera – saranno obbligati a trasferirsi chissà dove per non perdere il lavoro?
Il fatto che resti il marchio commerciale per Amga Calore, sotto l’ègida di Heracomm, non garantisce l’occupazione attuale né lo sviluppo tecnologico e l’investimento innovativo in Friuli.
Lo stesso vale per i servizi di vendita, che fra tre anni saranno completamente incorporati da Heracomm. Naturalmente in numero verde con disco.
Anche la società di Amga in Bulgaria – reti e vendita gas – passa a Hera, rinunciando non solo a un reddito in prevedibile aumento ma anche alla presenza sui mercati esteri.
Tutte attività, queste ultime, oltre la gestione delle reti, che Amga potrebbe continuare anche nell’ eventualità, assolutamente non probabile, di perdere tutte e tre le prossime gare d’ambito.
E senza contare l’ingente cifra che – nella peggiore ipotesi di perdita di una o due gare – avrebbe di indennizzo e che sarebbe propedeutica alla sua innovazione.
Importo che, dopo la fusione, se Hera perdesse poi le gare, sarebbe Hera a incassare: oltre al danno, la beffa!
E poco vale quel “La gestione delle reti gas resterà a Udine, lo scriveremo nei patti parasociali” asserito dal vicesindaco Giacomello sulla stampa.
Quanto varrebbe questa promessa se Hera, dopo aver acquisito Amga, perdesse le gare?
Amga – da sola – non ha forse le stesse probabilità di Hera?
Inoltre, ogni promessa dei patti parasociali ha comunque una scadenza.
E dopo, come in tutte le grandi realtà industriali, è probabile che sarà inevitabile l’unificazione di tutti i processi amministrativi e produttivi in un unico comparto, con l’altrettanto inevitabile fuoriuscita dei lavoratori in eccesso.
I posti di lavoro a rischio però non sono solo quelli di Amga, sono anche quelli dell’indotto secondario di Amga sul territorio.
Un indotto che si può stimare in almeno quattro volte gli attuali occupati in Amga.

E per questi non è prevista tutela alcuna!
Qualsiasi azienda, per poter funzionare, ha bisogno di servizi, i quali, a loro volta, abbisognano di servizi.
Servizi che sono molteplici, dai contatori della Maddalena – fabbrica a due passi da Udine – al distributore di caffè, passando per i servizi informatici, di cancelleria, arredamenti, finanziari, telecomunicazioni, eccetera.
Servizi che soffriranno, diminuendo altri posti di lavoro, quando Hera inizierà ad accentrare “in casa” le attività, depauperando questo territorio e non certo quello di Bologna!
Farsi monopolizzare è uguale a delocalizzare, per il territorio ha lo stesso significato: impoverimento generale.
Con Hera non saremo in prima fila ma – a nord est – saremo l’ultima periferia.
Tant’è vero che periferia poco considerata cominciano a sentirsi anche dei Comuni emiliani.
Ferrara e Forlì per esempio, che stanno uscendo dal Patto Hera perché, con il poco peso azionario – in percentuale simile a quella che avrebbe Udine – si sono resi conto di non avere alcuna voce in capitolo.
“Ascoltare e poi fare” è stato il motto del sindaco Honsell per la rielezione a questa carica.
Carica che comunque fra quattro anni non potrà più ricoprire.
I cittadini di Udine e del Friuli invece non potranno, fra quattro anni, tornare indietro e riavere l’azienda Amga sul territorio.

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