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Udine e smog: questioni irrisolte

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riceviamo da A.C.E Udine:

Siamo una Associazione che da più di dieci anni cerca di difendere gli udinesi, ma non solo, dai danni dell’elettrosmog ossia da quello causato dai cellulari e dalle antenne; è grazie a noi se il nostro comune è riuscito a dotarsi di un piano per la telefonia mobile che è all’avanguardia, se sarà fatto rispettare.
Non siamo però insensibili agli altri tipi di inquinamento e, siccome le associazioni riconosciute a tal scopo sono in letargo, ci occupiamo anche del normale smog, ossia dell’inquinamento della aria.
Inviamo pertanto questo articolo che prende le mosse da quanto pubblicato il 26 febbraio scorso su “La Vita Cattolica”.

“Smog a Udine, due morti alla settimana”, grida “la Vita Cattolica” di fine febbraio. Il titolo è equivalente a quello urlato sulle pagine di Udine del “Messaggero Veneto”: “In città 20 morti all’anno per smog.”

Se la matematica non è un’opinione, questo vuol dire che a Udine lo scorso anno sono morte 100 persone a causa dell’inquinamento, ossia una ogni tre giorni.
Nel 2010 erano solo 50 i morti all’anno in città, 35 nel 2009, ed ancora di meno nel 2005, esattamente 10 anni, quando sullo stesso diffuso quotidiano si annunciava a tutta pagina: “In città 20 morti all’anno per smog.
I morti sono dunque raddoppiati in 5 anni, triplicati in sei e quintuplicati in dieci! Se l’andamento si manterrà lineare, fra cinque anni ci saranno più di 150 morti per smog solo ad Udine.
Sono numeri da far paura, numeri da obbligare il Sindaco (che è il responsabile della salute dei propri cittadini) a fare qualcosa, a prendere qualche seria decisione e se non lo fa lui dovrebbe intervenire chi esercita il potere giudiziario.

Ammiriamo quanti si occupano di questo drammatico problema, ma non basta un titolo sui giornali per risolverlo. E’ in serio pericolo la salute di noi tutti, oggi e domani, e di quella dei nostri figli e nipoti, e delle future generazioni, ma i nostri amministratori minimizzano. Invece di agire secondo il più elementare principio di precauzione e di valutare attentamente le cause ed i rimedi di questa situazione allarmante, cercando di almeno attutire i problema, lo aumentano realizzando parcheggi per le auto in pieno centro storico come quello di piazza I maggio (fuori luogo, fuori tempo e con 3000 firme di cittadini contrari).
In questi anni nulla è stato fatto, nonostante le varie campagne di sensibilizzazione dei gruppi ambientalisti e dei semplici cittadini che alcuni anni fa si sono pure distesi in centro, in via Savorgnana, per simulare i 50 morti udinesi.

Di chi le responsabilità? Quanti morti saranno necessari per svegliare i politici dal loro torpore?
Qualsiasi persona dotata di semplice buon senso sa che parcheggi in centro vuol dire auto in centro e che tutte le auto (anche quelle più recenti) inquinano. Le auto devono dunque fermasi, il più possibile, in periferia: e qualsiasi studentello di urbanistica lo sa, ma non i politici o i tecnici del “palazzo”.
Tutti sappiamo che lo smog non conosce confini, perché non sta immobile sopra la città, dato il che il vento lo smuove, ma questo ragionamento è solo una mezza verità; lasciamolo fare nei bar o nei mercati e non dalla persone che abbiamo democraticamente delegato per amministrare i beni pubblici.
Non è ragionando così che si affrontano questi importantissimi problemi. Il “mal comune” non è per nulla “mezzo gaudio”, ma mezzo disastro!

Davanti a questa continua latitanza degli amministratori ci siamo chiesti se questi numeri sono reali o se si tratta del solito sensazionalismo dei giornali per aumentare le vendite nei momenti di magra; forse i dati sono ingigantiti? In questo caso però dovrebbe intervenire chi di dovere, per procurato allarme: non si può spaventare in questo modo una città.
Abbiamo perciò verificato la fonte di questi numeri allarmanti e abbiamo capito così che non rappresentano il numero di decessi realmente accertati, ma quello di proiezioni statistiche, realizzate sulla base di seri parametri scientifici, redatti dalle aziende sanitarie.
Sono dunque dati validi e quello che li rende ancora più drammatici è il fatto, che stando ai rilievi dell’ARPA, Udine negli ultimi anni è stata, quasi sempre, dentro i limiti di legge. Questo conferma quanto ripetono ormai da diversi anni molti medici: “I limiti di legge tutelano gli amministratori, ma non la salute, poiché la soglia di inizio delle malattie è molto più bassa.”

Di questo aveva già parlato nel giugno 2013 il dottor Ernesto Burgio, pediatra, in sala Aiace a Udine, ad un convegno su “Inquinamento e salute”, organizzato dai Medici di Udine e coordinato dal dott. Mario Canciani (medico pediatra presso l’ospedale di Udine) alla presenza del nostro Sindaco e degli Assessori alla Salute ed all’Ambiente. Il relatore in quell’occasione dichiarò anche che con i dati che stava per presentare si sarebbero dovuti chiudere, all’istante, tutti i centri storici italiani data la loro pericolosità.

In tutte le città europee, ormai da anni, si fanno fermare le automobili private ai margini della città lasciando il suo centro solo ai mezzi pubblici, alle biciclette ed ai pedoni, a Udine invece… le auto aumentano, nonostante sia già una fra le città europee con il più alto numero di auto pro capite.

Ci lasciano dunque esterrefatti le dichiarazioni su “La Vita Cattolica” del dottor Mario Canciani, che non è solo medico, ma che da qualche anno è anche stato democraticamente delegato dagli udinesi a rappresentarli riguardo le questioni ambientali e sanitarie.
Stupisce che anche lui minimizzi i problemi e agisca da Consigliere contraddicendo i suoi assunti di medico, che sono quelli di agire per la salute delle persone.
Stupisce doppiamente perché, oltre ad essere consigliere comunale di uno dei partiti di maggioranza, è anche presidente della “Commissione territorio ed ambiente”, che dovrebbe essere finalizzata a diminuire l’inquinamento in città e non ad aumentarlo.

Cordialmente, Giorgio Ganis, presidente di A.C.E. UDINE
(seguono altre 19 firme)

 

 

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