novità da "udine-friuli a 5 stelle"


Implode L’Universo (del risparmio)

Foto Mercatone

Sono una lavoratrice del Mercatone Uno di Reana del Rojale e dal 15 giugno, con altri 39 colleghi, sono in cassa integrazione straordinaria per la chiusura – temporanea, a detta dei commissari – del punto vendita.
E’ il caso d’illustrare la cronistoria della tragica situazione di questa azienda, che conta ben 79 punti vendita in tutta Italia, con impiegati ben 3700 dipendenti più l`indotto. Il 19 gennaio l`azienda chiede al tribunale di Bologna il concordato preventivo per grave crisi finanziaria con un debito di 430 milioni di euro. Nel frattempo si cercano delle ipotetiche manifestazioni d’interesse, manifestazioni mai pervenute.
L’amministrazione, a cui faceva capo l’AD Pierluigi Bernasconi, decide a tavolino, con suoi più fidati collaboratori, di chiudere definitivamente ben 34 punti vendita, iniziando il 21 marzo un’operazione di “svuota tutto”, decisione presa senza reali motivazioni, ma, a detta loro, perché i suddetti punti vendita erano in perdita, cosa non reale perché il punto vendita di Reana del Rojale, nonostante l’affitto alto, non ha mai chiuso in negativo.
Il 7 aprile il tribunale di Bologna dichiara l’insolvenza dell’azienda, che viene commissariata con la nomina di 3 commissari straordinari con l’incarico di cercare di salvare il salvabile. Da questo momento in poi la situazione cambia radicalmente. In primis i commissari mettono in vendita tutti i 79 punti vendita con un bando pubblico su tutte le maggiori testate giornalistiche e sul Financial Times, bando scaduto il 30 giugno.
Il primo interesse dei suddetti è tutelare i dipendenti: firmare l’accordo per la cassa integrazione straordinaria e la mobilità per chi sceglie di licenziarsi; richiedere il fondo di garanzia del governo per le grandi imprese, fondo che dovrebbe garantire il riallestimento dei punti vendita, messi in totale liquidazione il 21 marzo, e ripristinare gli ordini con i fornitori, ordini bloccati da mesi per il mancato pagamento delle merci. Fondo che purtroppo a tutt’oggi non c’è ancora.
Circa un mese fa viene finalmente chiuso il rapporto con l’AD Pierluigi Bernasconi e nominato un nuovo direttore ad interim. Licenziamento che ha reso felici tutti i 3700 dipendenti particolarmente quelli dei 34 punti vendita in liquidazione totale. Purtroppo, però, i commissari hanno constatato che la situazione finanziaria dell’azienda è disastrosa, che il debito è di circa 720 milioni di euro, che le vendite sono in calo e che l’azienda, per riuscire a far fronte a tutti gli impegni, deve basarsi solamente sulle vendite, è costretta a sospendere l’attività con la chiusura temporanea di 28 punti vendita sui 34 decisi inizialmente dalla vecchia amministrazione, perché completamente vuoti a causa dello “svuota tutto”, e a mettere in cassa integrazione straordinaria a zero ore i dipendenti.
Tra questi 28 punti vendita rientra pure il mio, quello di Reana del Rojale.
Ora la mia domanda è questa. Dei 34 punti vendita iniziali i commissari ne hanno salvati 7. Con quale criterio li hanno salvati? Nell’audizione avuta la settimana scorsa al Senato, in Commissione lavoro, è stato detto che dei 28 punti vendita rimanenti a luglio ne verranno ripescati altri 10 ma – anche qui – quale criterio useranno per il ripescaggio?
A queste domande non hanno saputo o non hanno voluto rispondere, hanno detto che per i rimanenti 18 ci sono delle manifestazioni di interesse per singolo punto vendita. Nel frattempo noi cosa dobbiamo fare? Aspettare! Aspettare che arrivi la cassa integrazione, che come ben sappiamo arriverà, se tutto va bene, fra 9 mesi /un anno. Aspettare che si faccia vivo qualche compratore che abbia interesse a rilevarci, in un Paese dove sappiamo tutti che ormai nessun imprenditore ha più voglia di investire…
Noi a tutt’oggi ci sentiamo letteralmente abbandonati a noi stessi, abbandonati dalle istituzioni, in primis dalla Giunta regionale Serracchiani, che dei reali problemi della regione se ne frega e pensa solo ai propri interessi, dai Sindacati che ci sono e non ci sono…
L’unico vero aiuto che ad oggi ho avuto è stato dato dal consigliere regionale del movimento 5 stelle Cristian Sergo.
Ora siamo in attesa della conclusione del bando di vendita, e poi? Perché a pagare la crisi dobbiamo essere sempre e solo noi, crisi non generata da chi lavora onestamente? E la cosiddetta ripresa tanto sbandierata dal governo Renzi dov’è?
Intorno a me io vedo solo aziende in crisi che chiudono giornalmente e sempre più persone recarsi alla Caritas per portare a casa qualcosa da mangiare…

Patrizia Tremul

La protesta
 

One response to “ Implode L’Universo (del risparmio) ”

  1. Euterpe scrive:

    Segnalo articolo con la presa di posizione del consigliere regionale M5S Cristian Sergo:

    (ACON) Trieste, 21 ago – COM/RCM – Parte dalla denuncia di una dipendente del Mercatone Uno di Reana del Rojale, la riflessione di Cristian Sergo, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che la pubblica in una nota: “Ci hanno fatto perdere ben tre anni del contributo regionale di solidarietà, attivato 4
    anni fa e terminato il 7 aprile scorso con l’inizio della cassa integrazione. A causa di incredibili inadempienze burocratiche da parte dell’azienda e dei sindacati, alla fine la Regione ha accettato di erogare questo contributo solo per gli ultimi 12 mesi. Così ogni dipendente ha perso una cifra che va dai 2 mila ai 3 mila euro. Una cosa gravissima per persone che non hanno più un reddito certo. Eppure l’allarme non è ancora finito. Pare infatti che le richieste per il contributo regionale di solidarietà per l’unico anno spettante di diritto non siano state ancora inoltrate alla Regione, mentre Mercatone e sigle sindacali continuano a trincerarsi dietro il silenzio più assoluto.”
    Le domande che Sergo si pone, allora, sono innanzitutto rivolte all’istituto di credito regionale: “Se Banca Mediocredito FVG gestisce un apposito fondo di garanzia e ha stipulato delle convenzioni con gli istituti bancari per erogare questi soldi, perché le banche del territorio non aiutano i lavoratori in difficoltà nemmeno a fronte di una doppia garanzia?”
    Per l’esponente pentastellato, il dato più drammatico di tutta la vicenda Mercatone Uno sta nel fato che i lavoratori sono in contratto di solidarietà ormai da quattro anni. La società di Imola prima e la struttura commissariale nominata dal Governo Renzi poi – scrive Sergo – non hanno mai richiesto alla Regione Friuli Venezia Giulia i contributi da questa previsti per i contratti di solidarietà. L’azienda in questi anni avrebbe potuto avere un contributo per la quota del 40% a titolo di sostegno all’impresa e per la quota del 60% a titolo di sostegno al reddito dei lavoratori. Tanti soldi che avrebbero sicuramente fatto comodo alle povere casse del Mercatone Uno, e che invece non sono mai state utilizzate.
    Nonostante l’impresa non fosse regionale ma avesse tre punti vendita nel nostro territorio, probabilmente non conosceva la legge regionale di riferimento – conclude Sergo -, ma le persone e le istituzioni coinvolte nella stipula di quei contratti dovevano conoscerla e anche bene. Ecco perché chiederemo anche a livello parlamentare il perché di questi ritardi.

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